Cià uagliù! Ultimamente ci è stata tolta la possibilità di incontrarci, di abbracciarci, di condividere e, cosa più importante, di ammazzare il maiale (zizì Ndonjie non si è ancora ripreso).
Ma noi vogliamo rimanere vicini con quello che abbiamo: per questo qualche settimana fa vi abbiamo chiesto su Instagram di condividere con noi i vostri proverbi molisani del cuore. Ce ne avete segnalati così tanti che è nata una nuova rubrica: “I Proverbi del Cacio”.
E per onorare zizì Ndonjie che si alza ogni mattina invocando quill puorc, iniziamo proprio dall’argomento che più ci piace. Ecco 20 proverbi molisani sul cibo tradotti e spiegati!
- U mèglië péscë è sèmbë u puorchë
Il pesce più buono è sempre il maiale. Non c’è cosa più buona della carne di maiale, è un proverbio diffuso in tutto il Molise continentale per affermare l’abbondanza culinaria della cucina contadina rispetto a quella di mare. - Quannë të spuosë sta buon nu juorn, quann accirë u puorc sta buon n’annë
Quando ti sposi stai bene un giorno, quando ammazzi il maiale stai bene un anno. La felicità del matrimonio dura poco e costa tanto, quella portata dalla tradizione di ammazzare il maiale sazia tutta la famiglia per un anno intero. - Lë vacchë puzzën ma ru cascë è bonë
Nonostante le mucche puzzino, il formaggio che producono è buono. Anche ciò che nasce da chi non ci piace può essere più buono di quel che si pensa. - A tiémpë ‘e carastija, panë dë veccia!
In tempo di carestia, pane di veccia. In tempi difficili bisogna accontentarsi e godere di ciò che si ha, come il pane che contiene oltre al grano la “veccia”, un’erba che di solito viene scartata durante il raccolto. - La meglië nzogna zë la pijia la tiella
La sugna più buona rimane nella pentola. Le cose più buone, soprattutto da mangiare, spesso rimangono sul fondo e se le prende chi ha lavorato di più. - Cë vuonnë lë favë ca croccanë, no lë cunfiéttë ca zë squagliënë!
Ci vogliono le fave che durano, non i confetti che si sciolgono. Si usa per dire che i fatti contano di più delle parole. - 10 lirë na petaccë, cë magnë, cë bivë e cë lavë la faccia
Con una fetta da 10 lire ci mangi, ci bevi e ci lavi la faccia. Riferito al melone: costa poco e puoi mangiarlo, ti disseta e allo stesso tempo ti lava la faccia. Spesso risparmiando si può guadagnare più di quanto si pensa. - Chi vevë da sulë z’ ntorza e chi magnë da sulë z’affochë!
Chi beve da solo si strozza, chi mangia da solo soffoca. Si usa verso le persone solitarie per invitarle a condividere in compagnia ciò che mangiano e bevono. - Chi zë cocë k la m’nestra soscia purë ‘ngoppa a la ‘nzalata
Chi si scotta mangiando la minestra soffia anche sull’insalata. Quando si rimane toccati da un evento si cerca di porre rimedio al futuro, anche quando non ha senso farlo. - Tra tutt’i legumë, u meglij è u fegatiellë
Tra tutti i legumi il migliore è il fegatino. Commento sarcastico per celebrare la carne. - L’acqua è vulluta ma la pasta n’è sciuta
L’acqua ha bollito ma la pasta non è uscita. Si usa quando succede qualcosa ma è ancora presto per godere. - Lë ‘uàië dë la pignata lë sa la cucchiara!
I guai della pentola li conosce la cucchiarella. Ognuno conosce bene e a fondo solo i problemi di casa propria, proprio come la cucchiarella è l’unica che sa cosa succede dentro la pignatta. - K të pinzë, che u marë è comm a vrachetta k mitt a manë e pij u pescë?
Cosa pensi, che il mare è come la patta dei pantaloni che metti la mano e prendi il pesce? Letteralmente si usa quando si va a pesca, in senso figurato significa che per ottenere risultati bisogna essere pazienti e perseveranti. - S’ n’ jè zuppa è panë abbagnatë
Se non è zuppa è pan bagnato. Se la risposta corretta non è la prima, deve per forza essere la seconda. - Ancorë nn’assaggë la farina, già dicë ch’è mulënarë!
Non hai ancora assaggiato la farina, dici già di essere molinaro. Chi fa qualcosa per la prima volta, o prima di averla mai fatta, si spaccia già per un esperto. - Dici k vulivë la uliva ma së në vulivë la uliva k vulivë?
Dicevi che volevi le olive, ma se non volevi le olive che volevi? Scioglilingua molisano. - Chi magnë cumm’é nu maialë, nën campë fin’a Natalë!
Chi mangia come un maiale, non campa fino a Natale. Chi mangia troppo e male potrebbe non vivere a lungo. - Chi fatja magnë, e chi no, magnë e vévë!
Chi lavora mangia e chi non lavora mangia e beve. Quelli che lavorano vivono bene ma spesso i nullafacenti vivono ancora meglio, perché lo fanno sulle spalle degli altri. - La pècura pë fa “‘mbè” përdèttë u muccëchë.
La pecora per fare “mbè” perse il boccone. Chi parla troppo perde un’occasione. - Quannë zë magna zë cummattë kë la mortë!
Quando si mangia si combatte con la morte! Come sopra, meglio parlare poco che rischiare la pelle.
Ringraziamo tutti i seguaci che hanno contribuito e Ugo D’Ugo e Italo Cosco che nel loro libro “Il Molisano Saggio” hanno raccolto più di 2000 proverbi del Molise.
Ma non finisce qui: di cosa parleranno i prossimi Proverbi molisani del Cacio? Continuate a seguirci perché presto ve ne chiederemo altri sul nostro profilo Instagram!
Citando un verso di un poeta Jelsese
(Chi ié cchiû parce tu o quiglie éppise?)
Ho letto, riso e mi veniva in mente mio padre, con nostalgia visto che non vedo da agosto scorso a causa della pandemia… Leggo Fino in fondo e scopro che sono proprio tratti dal suo libro, da mio padre Ugo D’Ugo. Ho condiviso con lui questo post e vi ringrazia per aver pubblicato e menzionato con correttezza le citazioni. Molisani si nasce ed io, modestamente, lo nacqui. Ciao uagliu’
Divertentissimo
Benissimo! Senza la lettera k, sarebbe meglio, grazie.
Buongiorno,
Conoscevo questi proverbi e mi ha fatto molto piacere leggerli nuovamente.
Vorrei segnalare un libro molto esaustivo su questi argomenti, anche se i modi di dire e i proverbi sono in stragrande maggioranza di origine riccese.
L’ opera e dell’autore Pasquale Mancino, prematuramente scomparso proprio 3 giorni fa. “A Riccie parlam accusci'” è il titolo.
Cordialmente
Pietro Riccitelli